I MATERIALI DA COSTRUZIONE
Sono
quei materiali, naturali e artificiali, più usati nell’edilizia e nelle
grandi opere di ingegneria civile (strade, ponti, canali; dighe,
gallerie).
PIETRE NATURALI
Le
pietre naturali sono rappresentate da vari tipi di rocce. Per millenni
queste pietre sono state il materiale fondamentale nelle costruzioni,
usate per lo più secondo le disponibilità locali. Così se a Roma si è
costruito per secoli in tufo o travertino, a Firenze era molto diffuso
l’uso delle arenarie, a Carrara quello del marmo bianco o a Verona
quello del marmo rosso e nella sicilia orientale le pietre laviche…
Le
rocce naturali si estraggono dalle cave per mezzo di cariche esplosive o
tagliandole con apposite strumentazioni. Il loro valore dipende oltre
che dall’aspetto, anche dalla loro lavorabilità, dalla loro resistenza
meccanica e dalla resistenza agli agenti atmosferici
Le rocce possono essere classificate secondo la loro origine:
Rocce eruttive
(o ignee, o magmatiche, o vulcaniche): derivano dalla solidificazione
del magma vulcanico, avvenuta o all’interno della crosta terrestre
(rocce eruttive intrusive) o all’esterno (rocce eruttive estrusive).
Rocce sedimentarie: si sono formate in seguito al lento deposito (sedimento) di sabbie, ciottoli, resti organici cementati tra loro.
Rocce metamorfiche:
si sono formate in seguito a profonde trasformazioni, dovute a calore e
pressione, sia della rocce eruttive sia di quelle sedimentarie
Numerose
e diverse sono le rocce che fanno parte delle tre categorie. Fra le più
diffuse nell’edilizia possiamo ricordare quelle riassunte nello schema
sottostante:
Graniti:
sono rocce composte (è possibile distinguere infatti scaglie di diverse
sfumature) e possono essere di diversi colori (bianco, grigio, nero,
rosa, rosso, verde…). Sono durissimi e spesso vengono lucidati. Vengono
utilizzati per pavimentazioni o finiture (soglie, davanzali…). Alla luce
risultano frequentemente brillanti (effetto tipico di una rocce
intrusiva)
Porfidi:
sono rocce molto compatte, dure e resistenti all’usura. Per questo
motivo trovano largo impiego nelle pavimentazioni stradali. In lastre o,
più spesso, in cubetti, possono essere disposti in diversi modi, così
da ottenere disegni geometrici di gran pregio.
Le composizioni più frequenti dei cubetti, nelle pavimentazioni stradali, prendono il nome di:
- A correre:
disposti semplicemente uno di seguito all’altro, in linee orizzontali
affiancate, avendo cura di disporre i cubetti in modo tale che due file
contigue non abbiano corrispondenza nella posizione dei cubetti stessi;
- Ad archi contrastanti: disposti in modo da ottenere archi concentrici affiancati fra loro;
A coda di pavone: disposti in modo da ottenere il tipico disegno “a coda”, archi via via più piccoli che si riducono ad una punta;
Circolare: disposti in cerchi concentrici.
Spesso, per arricchire ulteriormente il disegno sul manto stradale, vengono intervallati da cubetti in marmo bianco, in modo da ottenere cornici colorate alle suddette composizioni.
A coda di pavone: disposti in modo da ottenere il tipico disegno “a coda”, archi via via più piccoli che si riducono ad una punta;
Circolare: disposti in cerchi concentrici.
Spesso, per arricchire ulteriormente il disegno sul manto stradale, vengono intervallati da cubetti in marmo bianco, in modo da ottenere cornici colorate alle suddette composizioni.
In lastre possono essere utilizzate per ricoprire piazze o per i cordoli dei marciapiedi.
-
---------------------------------------------------------------------------------
Argille:
sono la materia prima per la fabbricazione di mattoni, tegole e
ceramiche. Uno dei componenti fondamentali delle argille è il caolino.
Il loro uso come pietra intera e lavorata, quindi, è molto limitato,
preferendo invece lo sbriciolamento e la cottura per successive
lavorazioni
Arenarie: sono pietre compatte, esteticamente molto belle. Molto diffuse nell’Italia centrale, soprattutto in Toscana, fra le arenarie più note ci sono la Pietra Forte e la Pietra Serena.
La Pietra Forte
è di colore giallo ocra, molto compatta e resistente: è stata molto
utilizzata fin dal Rinascimento per la costruzione di Palazzi
monumentali (si pensi al Palazzo Vecchio o Palazzo Pitti a Firenze…).
La Pietra Serena,
più morbida e lavorabile, di colore grigio, è stata invece impiegata,
per le decorazioni dei palazzi (cornici di finestre, ornamenti, piccole
sculture…) o per le pavimentazioni di marciapiedi (non carrabili, per
via della loro facile usura).
Il
colore varia dal bianco al giallo, fino al grigio. Sono largamente
usati come materiali da rivestimento perche resistono bene agli agenti
atmosferici (si pensi al Colosseo, interamente rivestito in travertino e
ancora oggi arrivato a noi: le parti di Colosseo mancanti non sono
state distrutte dal tempo, ma dagli uomini, che utilizzarono il Colosseo
come vera e propria “cava” di Travertino per la costruzione di opere
successive…). Molto diffuso nel centro Italia e
soprattutto a Roma (in travertino sono realizzati anche i cordoli di
molti marciapiedi romani…)
--------------------------------------------------------------------------
Marmi:
sono pietre calcaree dagli splendidi colori e venature. Il colore varia
da un bianco candido (Marmo di Carrara), al verde (Serpentino di
Prato), al rosso (Rosso di Verona), al giallo (Giallo di Siena), al nero
(Nero di Varenna)… Utilizzati per finiture di pregio, oltre che
nell’arte statuaria.
Ardesie: pietre di colore variabile, dal grigio, al verde, al nero. Impiegate per il rivestimenti di muri o per le coperture dei tetti (al posto dei laterizi). In passato erano la materia prima per la realizzazione delle lavagne (ora realizzate principalmente con materie plastiche).
MATERIALI ARTIFICIALI
Per
materiali artificiali si intendono materiali che non esistono in natura
ma vengono prodotti dal lavoro dell’uomo, I principali materiali
artificiali utilizzati nell’edilizia sono:
- Laterizi
- Prodotti ceramici
- Vetro
Laterizi
Con
il termine laterizi si intendono essenzialmente i mattoni (in latino
later significa, appunto, mattone) e le tegole. Sono materiali
artificiali ottenuti per cottura dell’argilla.
In base all’uso, i laterizi si possono classificare in:
Laterizi per strutture verticali (muri)
Laterizi per strutture orizzontali (solai)
Laterizi per strutture oblique (tetti)
Diversi
e numerosissimi sono i tipi di laterizi esistenti per le diverse
categorie. Quelli che seguono sono solo gli esempi principali, più
diffusi, che possono essere considerati come le tipologie principali.
Tutti i numerosi altre laterizi esistenti ad oggi possono essere intesi
come varianti di quelli qui citati.
Nelle moderne
costruzioni, realizzate per lo più in cemento armato, i laterizi non
hanno alcuno scopo portante, ma solo di tamponamento. In passato invece,
prima dell’invenzione del cemento armato, i mattoni erano utilizzati
come struttura portante degli edifici.
Anche i laterizi
utilizzati per i tetti non hanno scopo portante ma servono solo per
favorire lo scolo delle acque nelle grondaie ed evitare così che la
struttura sottostante si bagni o, peggio, si formino ristagni d’acqua.
Mattoni: le misure più frequenti di un mattone sono 12x25x5. Possono essere compatti o forati e vengono utilizzati per i tamponamenti interni degli edifici (i muri che separano le stanze all’interno di un edificio). Essendo utilizzati all’interno e non all’esterno, hanno il solo scopo di separare le stanze, senza alcuno scopo di barriera termica.
Mattoni: le misure più frequenti di un mattone sono 12x25x5. Possono essere compatti o forati e vengono utilizzati per i tamponamenti interni degli edifici (i muri che separano le stanze all’interno di un edificio). Essendo utilizzati all’interno e non all’esterno, hanno il solo scopo di separare le stanze, senza alcuno scopo di barriera termica.
Blocchi:
sono di dimensioni più grandi dei mattoni (solitamente 25x38x12) e
vengono utilizzati per i tamponamenti esterni, i divisori, cioè, dello
spazio interno di un edifico dall’esterno. Per questo motivo, oltre a
delimitare gli interni rispetto agli esterni, devono anche contribuire
all’isolamento termico. L’isolamento termico viene realizzato per mezzo
dei fori di cui sono dotati i blocchi, disposti in modo tale da non
essere corrispondenti fra di loro: il freddo, attraversando la materia
per conduzione (attraverso il corpo), trova nell’aria contenuta nei fori
un “ostacolo” da aggirare, rallentando quindi il raffreddamento della
faccia interna del blocco stesso. I fori dei blocchi assumono anche
altri due compiti importanti. Facilitano l’unione di un blocco con
l’altro, poiché la calce che li unisce può penetrare nei fori e saldare
in modo più resistente due blocchi sovrapposti; permettono di far
passare dei ferri che, avvolti dalla calce, forniscono ulteriore
resistenza alla struttura stessa.
Pignatte: sono dei blocchi utilizzati per la costruzione dei solai. Le loro dimensioni più frequenti sono 38/50x25/30 con un’altezza variabile (12, 16, 20, 26 cm…).
Nel
caso delle pignatte i fori servono esclusivamente per alleggerire il
solaio che vanno a costituire (infatti, dividendo un piano dall’altro,
l’aspetto termico è relativo…). Sono propriamente delle strutture di
alleggerimento, in quanto, anch’essi come gli altri laterizi, non hanno
funzione portante (demandate alle travi e ai travetti). Servono per
formare lo strato che verrà poi ricoperto col cemento e rivestito di
malta e piastrelle, in modo da rendere il solaio calpestabile. Le forme
sono varie e servono a facilitare l’unione con il cemento e l’appoggio
sui travetti. Sono ideali per solai resistenti a pesanti carichi.
Tavelle/Tavelloni: fra loro si differenziano unicamente per la loro lunghezza. Infatti se la larghezza è solitamente sempre da 25 cm e l’altezza è da 6/10 cm, la lunghezza può variare dai 50 cm (tavelle) fino ai 2 metri (tavelloni). Il ridotto spessore rispetto alle pignatte, li rende ideali nel caso in cui è necessario realizzare solai di spessore minimo (ad esempio per problemi di altezze). Per lo stesso motivo, però, i solai realizzati in tavelle o tavelloni, non possono sopportare carichi eccessivi. Come per le pignatte, il solaio viene completato con un getto di cemento, calce e la successiva posa delle piastrelle.
-----------------------------------------------------------------------
Coppo:
è una tegola dalla forma ricurva, utilizzata fin dai tempi dei Romani.
Da solo può essere utilizzato con una disposizione definita coppo-coppo,
cioè file di coppi in posizioni concave convesse, in modo tale che il
coppo poggiato sul dorso assume il compito di canaletta per lo scolo
delle acque, mentre il coppo poggiato sopra, a coprire, assume il
compito di protezione, permettendo lo scorrere dell’acqua piovana sul
coppo sottostante. Solitamente lungo 40-50 cm, è largo 13-17 cm, con un
forma svasata che favorisce l’assemblaggio con i coppi sottostanti:
infatti i coppi vengono poggiati l’uno sull’altro, appena sovrapposti.
Embrice: è una tegola piatta, sempre utilizzata in abbinamento al coppo, nella disposizione definita, appunto, coppo-embrice, funge da canaletta di scolo (al posto del coppo poggiato sul dorso nel caso del coppo-coppo). Questa copertura viene anche chiamata “alla romana” o “fiorentina”.
Portoghese/Olandese: di più recente fabbricazione, queste due tegole derivano dall’unione, in un unico pezzo, di un coppo e un embrice, in modo da rendere più facile e veloce la posa. Quindi, se la produzione di una tegola del genere risulta più costosa di quella di un coppo o di un embrice, la posa risulta più rapida e, quindi, meno costosa. La differenza fra la tegola portoghese e quella olandese sta nella ondulatura del coppo: più accentuata nella Portoghese (che risulta leggermente più alta), più lieve nella Olandese (più bassa).
Marsigliese: tegola piana, rettangolare, con delle tipiche nervature (una sorta di due coppi, poco concavi, affiancati). Vengono fissati a incastro o con perni.
Esistono inoltre numerosi pezzi speciali di finitura (basi per comignoli, pezzi di colmo, tegole ferma neve, etc…
Prodotti ceramici
I
prodotti ceramici sono ottenuti per foggiatura (modellazione) di
materie plastiche naturali (argilla e caolino), con l’aggiunta di
materiali sgrassanti, di materiali fondenti e di coloranti minerali:
tutte queste materie vengono impastate con acqua e successivamente
cotte. Anche
i laterizi sono, di fatto, prodotti ceramici. Tuttavia per “prodotto
ceramico” si intende quella che viene comunemente chiamata “ceramica”.
La prima fase della produzione è la macinazione dell’argilla, del calcio e del quarzo, nelle dosi desiderate. Quindi si passa all’impasto delle sostanze macinate con acqua. La fase della formatura serve per dare forma all’impasto plastico. Durante l’essiccamento
i pezzi formati vengono fatti asciugare fino a perdere completamente
l’acqua che contengono. Solo successivamente è possibile passare alla cottura, la fase più delicata. Il rivestimento è la fase successiva e può avvenire o con vetrina (che conferisce un rivestimento trasparente) o con smalti (rivestimento opaco): dopo di che avviene la ricottura del materiale (per questo si parla di “biscotto”). L’ultima fase è, infine, quella eventuale della decorazione.
Le ceramiche si suddividono in due categorie:
- Ceramiche a pasta porosa
- Ceramiche a pasta compatta
Le ceramiche a pasta porosa
vengono cotte a basse temperature, massimo 1000°C: in questo modo
all’interno del prodotto si formano micro-bolle d’aria, che rendono la
ceramica, appunto, porosa. Sono economiche e meno pregiate. In pasta porosa vengono prodotte le terracotte, pentole e tegami, la maioliche, lavabi, vasi…
Le ceramiche a pasta compatta, invece, vengono cotte ad alte temperature, tali da fondere completamente l’impasto facendo evaporare l’aria che si forma all’interno delle bolle: in questo modo la pasta acquisisce maggiore compatezza. Sono di qualità pregiata e, quindi, più costose. In pasta compatta si producono i grès per apparecchi sanitari, i grès porcellanati (di qualità ancora superiore), le porcellane (per oggetti di ornamenti).
Vetro
Il
vetro è una massa amorfa (senza forma), omogenea, trasparente,
impermeabile, resistente alla maggior parte delle sostanze chimiche,
dura, fragile, elettricamente isolante. In particolare la
trasparenza è la proprietà maggiormente caratterizzante e quella per cui
il vetro è un materiale insostituibile nell’edilizia.
Le materie prime usate per la sua fabbricazione sono la silice (tipo di roccia molto compatta), la soda (una specie di sale cristallino) o la potassa (carbonato di potassio, usato ad esempio nei saponi), la calce
(pietra cotta). Vengono inoltre aggiunte sostanze che conferiscono al
vetro determinate caratteristiche, come un’alta resistenza, durezza,
trasparenza e lucentezza: ossido di piombo, ossido di zinco, acido
borico, allumina…
Le
materie prime vengono macinate e miscelate quindi portate a fusione
dentro particolari forni. Per la sua particolare struttura il vetro non
passa direttamente dallo stato solido dei suoi componenti allo stato
liquido, ma con il calore diventa pastoso, lasciandosi così foggiare
facilmente. La formatura dipende dai prodotti che si vogliono ottenere.
Il metodo attualmente più usato per ottenere il vetro piano è quello del float glass
(vetro galleggiante): dopo la fusione il materiale viene versato in una
vasca piena di stagno fuso. Il vetro si allarga sulla superficie del
metallo e forma una lastra perfettamente piana e uniforme. La lastra,
poi, è fatta passare in un forno di ricottura, quindi è raffreddata e
infine viene tagliata automaticamente.
I vetri si possono classificare secondo il loro impiego come nello schema seguente:
MATERIALI LEGANTI
I
leganti da costruzione sono quei materiali che, impastati con acqua e
sabbia, formano delle masse semifluide (malte), impiegate per legare tra
loro i vari materiali da costruzione (pietre naturali o laterizi) tra i
quali vengono interposti. Le malte hanno la caratteristica di indurire
lentamente (far presa) formando una sostanza dura e resistente come una pietra.
I materiali leganti si differenziano in
- Aerei : possono far presa solo all’aria
- Idraulici: possono far presa anche sott’acqua
Sono materiali leganti aerei:
Il gesso
Ottenuta dalla lavorazione della pietra da gesso, viene utilizzato per intonaci e rivestimenti murari.
Dal gesso si possono ottenere anche la scagliola (ideale per lavori di incisione) e lo stucco (ottimo per lavorazioni in bassorilievo).
Ottenuta dalla lavorazione della pietra da calce, viene utilizzata sotto forma di malta per legare pietre e mattoni.
Sono materiali leganti idraulici:
La calce idraulica
E’
un legante idraulico in quanto, al contrario della calce aerea, è
capace di resistere dopo l’indurimento anche all’azione dell’acqua.
Ottenuta dalla lavorazione di argilla e calcari, trova impiego nella
costruzione delle fondamenta, per gli intonaci, sia interni che esterni,
e in sostituzione della calce aerea laddove necessario.
I cementi
Ottenuti
per cottura di calcari e argille in particolari forni rotanti, vengono
sempre utilizzati in abbinamento ad altri materiali, sotto forma di
malta cementizia o calcestruzzo.
Sono
utilizzati per la costruzione della maggior parte delle strutture
portanti dei moderni edifici, per lo più abbinati a tondini di acciaio
(cemento armato)
Il cemento armato
L’unione della malta cementizia con delle armature in ferro prende il nome di cemento armato. Il principio di utilizzo del cemento armato si basa sul fatto che il cemento, da solo, è molto resistente alla compressione ma scarsamente resistente alla trazione. Caratteristiche esattamente inverse a quelle del ferro, più resistente alla trazione che alla compressione. I due materiali quindi, insieme, migliorano le caratteristiche di resistenza degli edifici. In cemento armato infatti è possibile costruire sia le strutture portanti verticali (i pilastri) sia le strutture portanti orizzontali e oblique (le travi).
Per
la colata della malta cementizia (che andrà ad inglobare i ferri) si
utilizzano delle casseformi (in legno i in ferro) che vengono poi
smontate una volta che la malta si sarà essiccata.
Un particolare tipo di manufatto è poi il cemento armato precompresso (c.a.p.). Nel calcestruzzo vengono inglobati tondini di acciaio in tensione: durante l’essiccamento, il rilascio dei tondini dalla loro tensione comprimerà il calcestruzzo ad essi attaccato. Il calcestruzzo è così sottoposto ad una compressione preventiva che compenserà gli sforzi di trazione durante il funzionamento della struttura.
....
"Tecnologia - Settori Produttivi - Vol.B" (Gianni Arduino - Ed. Lattes)
Siti Internet